Lo Sciacchetrà delle Cinque Terre: simbolo di una terra e Presidio Slow Food

by Redazione Fine Taste

Lo Sciacchetrà delle Cinque Terre: simbolo di una terra e Presidio Slow Food

“quel fiero Sciacchetrà che si pigia nelle cinque pampinose terre”

(Gabriele D’Annunzio)

Non si può parlare di questo vino dolce leggendario senza prima fare una digressione geografica.

Lo Sciacchetrà è infatti il simbolo enoico delle Cinque Terre, ovvero di quel parco naturale patrimonio Unesco di bellezza assoluta e struggente, dove i vigneti crescono letteralmente su dirupi con pendenze estreme e dove coltivare la vigna è possibile solo grazie al supporto di muretti a secco e terrazzamenti costruiti secoli fa e con l’ausilio delle carriole volanti. Chi ha visitato quei luoghi sa che questa non è retorica…

Lo Sciacchetrà si produce a Manarola, Corniglia, Riomaggiore, Vernazza, Monterosso e alla Spezia (nelle località Tramonti di Biassa e Tramonti di Campiglia) e si ottiene da tre vitigni:

Bosco, Albarola e Vermentino.

Secondo le regole, è sufficiente un anno di affinamento, ma nella prassi gli anni di riposo arrivano spesso a tre.

Va bevuto a 12-14 gradi, magari mangiando una fetta di pandolce genovese.

Si tratta di un passito singolare, unico per genesi e risultato, prodotto in primis con uve bosco, più albarola e vermentino, lasciate ad appassire lontano dal sole, in zone areate, per oltre 70 giorni. Dopo il primo di novembre, come vuole la tradizione, si diraspano i grappoli con cura, talvolta selezionando a mano gli acini che vengono pigiati e vinificati in vasche d’acciaio, a contatto con le bucce; il vino è spesso affinato in piccole botti, talvolta in acciaio o in anfora.

Le caratteristiche dello Sciacchetrà

Dorato, ambrato con riflessi cangianti, intenso al naso con sentori di miele, armonico e persistente in bocca, mai stucchevole, di struttura decisa e finissima trama tannica, ha ingresso etereo e finale sapido di mare, retrogusto di mandorla e fichi secchi.

Noi di Fine Taste amiamo berlo in purezza, sorseggiandolo lentamente, pensando all’estate che verrà.